Assemblea Nazionale dei Precari della conoscenza FLC CGIL - Roma, 7 dicembre 2012

07.02.2013 11:55

Venerdì 7 dicembre 2012 si è tenuta a Roma la 2° Assemblea nazionale dei precari dei settori della conoscenza organizzata dalla FLC CGIL.

L’assemblea si è data come obiettivi prioritari:

-          il dare dignità statutaria al coordinamento dei precari, organismo di cui solo la FLC CGIL prevede l’esistenza;

-          individuare modalità di interazione con il dibattito elettorale dei prossimi mesi attraverso l’elaborazione di una piattaforma programmatica condivisa.

 Tra le questioni evocate nella relazione di apertura, tenuta da Luigi Rossi:

-          la denuncia delle politiche regressive del governo Monti, in sostanziale continuità con quelle del governo precedente;

-          la mancanza, da troppo tempo, di un progetto organico di reclutamento;

-          la necessità ineludibile, nel comparto scuola, di salvaguardare le GAE;

-          La necessità di respingere l’attacco alla contrattazione collettiva e l’insistenza sull’esigibilità dei contratti;

-          la necessità di eliminare l’abuso al ricorso di forme contrattuali atipiche;

-          la necessità di superare la distinzione tra organico di fatto e organico di diritto in direzione della definizione dell’organico funzionale;

-          la necessità di riconoscere un allargamento degli spazi di democrazia per i precari (ad esempio l’eleggibilità nelle elezioni RSU);

-          la necessità di rilanciare gli investimenti nei settori della conoscenza nel rispetto dell’agenda di Lisbona, la quale indica la strada ideale di un’economia basata sulla conoscenza;

-          l’affermazione che la precarietà strutturale paralizza le prospettive della ricerca;

-          la necessità di interventi straordinari in materia di edilizia scolastica e di interventi funzionali all’integrazione di migranti, disabili e stranieri;

-          la necessità di ridefinire i rapporti tra scuola statale e scuola non statale.

 

 

 

 

Nel corso della mattinata, in assemblea plenaria, si sono alternati interventi di studenti e di lavoratori dei diversi comparti della conoscenza.

Si riporta di seguito la sintesi degli interventi suddivisi per comparto.

 

Scuola:

Un monito della Commissione europea della Cultura mette in guardia  i Paesi che stanno tagliando forsennatamente  in istruzione e cultura per fronteggiare la crisi: al termine della stessa quei Paesi si troveranno meno attrezzati di fronte alle opportunità di ripresa, in quanto avranno depauperato le proprie risorse culturali.

Nell’UE, dopo l’Estonia, l’Italia è il paese che ha effettuato tagli di maggiore entità..

 Nell’ultimo quindicennio si sono messe in atto procedure di reclutamento tra loro incoerenti:

con l’istituzione delle scuole di specializzazione per l’insegnamento superiore (SSIS) si è immaginato un superamento della vecchia procedura di reclutamento concorsuale per andare in direzione di un maggiore sviluppo degli aspetti didattici ed educativi, affiancati al lavoro di tirocinio. Successivamente alla chiusura delle SSIS si è preferito puntare a un’enfatizzazione del valore del tirocinio (TFA) a discapito degli altri aspetti relativi alla professionalità docente. Oggi, infine, con un “futuristico” ritorno al passato si ritorna al vecchio concorso ordinario, negando non solo la relazione necessaria tra formazione e reclutamento, ma anche la poco innanzi proclamata valorizzazione dell’”esperienza sul campo”.

 Per quanto riguarda il concorso, sono evidenti le incongruenze tra le intenzioni proclamate dal ministro e le effettive modalità di svolgimento: i limiti relativi al conseguimento del titolo di studio escludono del tutto dalla partecipazione i “giovani neolaureati”, tanto cari (a parole) al ministro Profumo; non si intravede alcun criterio meritocratico nell’articolazione di prove selettive che richiedono più un meccanico addestramento che un approccio critico.

 La difesa delle GAE rappresenta la difesa di chi ha maturato esperienza sul campo e ha sorretto la scuola per anni in condizione di inferiorità di diritti giuridici ed economici. L’equiparazione di tali diritti è un necessario atto di civiltà.

L’esiguità dei posti messi a concorso è ben lontana dal risolvere il problema della precarietà strutturale in cui versa la scuola italiana. Non si tratta solo di un problema di diritti dei lavoratori: la qualità del lavoro dipende dalla sua continuità e stabilità.

 Da più parti si è notato come alla fiammata di proteste innescata dalla proposta sulle 24 ore rischia di seguire, dove non si è già innescato, un riflusso.

Si è messo in evidenza che il successo delle iniziative di mobilitazione è stato dovuto al fatto che docenti e studenti si sono sforzati di trovare una base rivendicativa comune, senza autoreferenzialismi di categoria. Una strada da seguire sembra quindi quella di farsi portavoce di istanze comuni e di evitare il fenomeno della frammentazione della rappresentanza. Le famiglie vanno coinvolte facendo loro comprendere quanto sia grave la ricaduta dei tagli all’istruzione sulla qualità del servizio erogato ai loro figli.

 

Si è espressa la necessità di aumentare la rete dei contatti e renderli più veloci e più fluidi, in modo da socializzare il più possibile le proposte pratiche di iniziative e la necessità di lavorare su un’organizzazione di lungo periodo.

Si esprime anche la necessità di aprire un dibattito sul tema dell’orario di servizio: è necessario fare emergere il carico di impegno sommerso, rendere visibili le ore funzionali all’espletamento della pratica didattica, evidenziare i motivi per cui, strutturalmente non è possibile effettuarle sul posto di lavoro.

Anche gli studenti di LINK, UDS, Rete Conoscenza evidenziano la necessità di riconnettere le lotte per superare gli evidenti tentativi del governo di dividere le categorie (vedi intervista di Monti a Che tempo che fa).Vanno costruite piattaforme rivendicative in cui convergano gli interessi di studenti e docenti.

Tra i punti focali della protesta degli studenti universitari:

-          la lotta contro il taglio delle borse di studio e la conseguente creazione della figura dell’ “idoneo non vincitore”.

-          L’aumento delle tasse universitarie

-          L’istituzione del prestito d’onore che spingerebbe gli studenti verso un precoce indebitamento

 Gli studenti medi si oppongono in particolare al cosiddetto “contributo volontario”, considerato una vera e propria tassa sul funzionamento delle scuole e una sorta di privatizzazione strisciante.

 

Università 

Anche nell’ università si osserva negli ultimi 10 anni un taglio continuo e costante di fondi. A questo trend, comune a molti Stati, si aggiungono, in parallelo, una  contrazione del welfare e un aumento delle spese militari. Al refrain delle risorse mancanti è necessario rispondere individuando le iniziative necessarie a bilanciare gli squilibri di cui soffre la società italiana:

-          una seria lotta all’evasione, alla corruzione e alla criminalità organizzata

-          più eque politiche fiscali e tributarie

-          una riforma del diritto fallimentare italiano

-          una politica industriale che punti sulla ricerca.

 Il portavoce dell’ADI (associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) sottolinea come un aspetto particolarmente grave della situazione universitaria sia costituito dalla situazione dei dottorandi. Negli ultimi 4 anni si è assistito ad una riduzione delle borse di dottorato di circa il 40%. I dottorandi vengono considerati, nella migliore delle ipotesi, alla stregua di studenti, senza considerare che, senza il loro contributo, la ricerca e la stessa docenza si fermerebbero. In molti casi, a causa della carenza di personale, l’attività di docenza viene scaricata sui dottorandi, senza che essa dia diritto alla valutazione in concorsi e graduatorie.

E’ necessario attuare la carta europea della ricerca, firmata da tutti i rettori italiani, arrivando a riconoscere ai dottorandi la dignità di professionisti.

La borsa di studio copre, generalmente, non più 50% dei costi, ma esistono anche dottorati senza borsa. Questi ultimi si configurano come una vera e propria discriminazione classista e andrebbero aboliti. Considerato che il dottorato dovrebbe svolgersi  a tempo pieno ed essere incompatibile con qualsiasi attività lavorativa, chi mai potrà permettersi un dottorato senza borsa? Inoltre i dottorandi (circa 40.000 nelle università italiane) non hanno diritto di rappresentanza negli atenei.

 E’ stato messo in evidenza come negli ultimi anni sia esploso il fenomeno delle micro docenze con conseguente proliferare di precari pagati pochissimo con contratti di pochissime ore.

 

Ricerca

Prendono la parola ricercatori dell’Osservatorio astronomico di Bologna, del CNR e dell’ISTAT, i quali evidenziato il problema comune di un’altissima percentuale di precari rispetto ai ricercatori strutturati (in alcuni casi il rapporto è addirittura del 2:1). Per di più i precari lavorano soprattutto con contratti atipici. Alle peggiori condizioni salariali e giuridiche si aggiunge il fatto che agli atipici non è consentito presentare progetti. E’ fortemente sentita l’esigenza di arrivare quantomeno ad una equiparazione dei diritti tra lavoratori atipici e lavoratori con contratto a TD.

 Quest’ultima esigenza esprime una richiesta trasversale a tutte le categorie: a uguale lavoro devono corrispondere uguali diritti.

 

 

In coda all’assemblea i rappresentanti dei singoli comparti si riuniscono separatamente per dare lettura e dibattere sui documenti programmatici stilati dai rispettivi coordinamenti.

Dall’analisi del documento stilato dal coordinamento scuola sono emerse posizioni diversamente articolate che richiedono, per il raggiungimento di un punto di equilibrio, un percorso di verifica sui territori

 Viene ripreso il tema dell’incongruenza delle modalità di reclutamento affermatesi negli ultimi 12-13 anni e ribadito l’obiettivo di perseguire un’equiparazione giuridica ed economica tra il personale precario e quello a tempo indeterminato.

Si ribadisce l’inadeguatezza dello strumento del concorso ordinario. Si ritiene che dia maggiore garanzia meritocratica un percorso che torni ad agganciare formazione a reclutamento, legato ad una seria programmazione delle esigenze del bacino d’utenza.

Secondo alcuni va previsto un percorso formativo gratuito, o comunque a costo simbolico. Altri sono sfavorevoli alla gratuità del percorso formativo, preferendo l’introduzione di una contribuzione basata su fasce di reddito.

Viene suggerita l’ipotesi di una riapertura delle Graduatorie ad esaurimento, definite come “unico strumento meritocratico” in vigore, ai futuri abilitati dei TFA.

A tale proposta viene opposta l’idea che le GAE devono necessariamente essere svuotate, non rese infinite. Viene inoltre sottolineato come il concorso rappresenti lo strumento di reclutamento del pubblico impiego costituzionalmente definito. Va piuttosto definito un piano di svuotamento delle GAE al quale accostare un percorso parallelo che preveda corsi abilitanti per chi abbia maturato una notevole anzianità di servizio.

 Altri interventi indicano quali obiettivi rivendicativi:

-          La restituzione dei fondi sottratti con la legge 133

-          La definizione di una dotazione organica funzionale

-          la revisione della riforma delle pensioni

-          l’attenzione alle graduatorie esaurite e la necessità di bandire concorsi in quell’ambito

 

 Intervento conclusivo di Domenico Pantaleo

La necessità di unire i diversi precariati uscendo da una discussione troppo settoriale trova un filo conduttore nell’affermazione che il superamento della precarietà va di pari passo con qualità dell’istruzione pubblica.

Questa affermazione coincide con la richiesta di un cambiamento radicale delle politiche di austerità che aggrediscono il sistema pubblico indicandolo come la causa del debito. In questa prospettiva la precarizzazione del lavoro diventa la normalità.

 In primo piano va posto il problema degli investimenti:

-          l’Italia investe scarsissime risorse in istruzione in rapporto al PIL e ancor meno in rapporto alla spesa pubblica.

-          C’è uno scarsissimo intervento nella ricerca da parte del settore privato.

-          Si assiste a una svalorizzazione dell’Università, percepita come non più in grado di dare risposte in termini di occupazione di qualità (o semplicemente di occupazione).

 La strada per il recupero di risorse va intrapresa innanzi tutto denunciando gli sperperi del MIUR, come i progettifici messi in piedi all’unico scopo di mantenere clientele.

 Va modificata l’agenda Monti: la riforma Fornero ha avuto come effetto la precarizzazione del lavoro e l’indebolimento degli ammortizzatori sociali. Ammortizzatori sociali che devono invece accompagnare soprattutto il lavoro intermittente (come quello che caratterizza, in particolare, i precari dell’Università e della Ricerca).

 A fronte delle 46 tipologie contrattuali precarie esistenti ne va rivendicata una sola: il tempo determinato. Con questo presupposto diverrebbero accettabili criteri di selezione e valutazione più stringenti.

 Nella scuola è indispensabile definire un piano pluriennale di stabilizzazione e l’individuazione delle nuove forme di reclutamento, processi che non devono essere tra loro confliggenti.

Nell’interlocuzione con la politica va indicato un punto fermo: la necessità di riformare profondamente il modello di sviluppo attuale, il quale ha palesemente dimostrato di non essere in grado di tutelare benessere individuale e collettivo, solidarietà, ambiente e beni comuni.

 

E’ importante sottolineare la solidarietà dimostrata dagli studenti studenti alle lotte della FIOM: nelle nuove generazioni c’è consapevolezza che se lavoro è sfruttamento, non c’è un futuro accettabile .

 FLC e CGIL devono fare lo sforzo di rendere accessibili i temi che vogliono difendere costruendo un senso comune che superi le barriere dello specialismo.

Assistiamo oggi a una deriva corporativa del sindacato. Il compito di un sindacato è quello di occuparsi in primo luogo dei problemi di chi sta peggio, non di porre attenzione solo alla nicchia che si rappresenta.