Inidonei, precari, sovrannumerari... le vittime sacrificali della spending review

23.11.2012 12:57
Franco Buccino
 
la Repubblica, 05/08/2012
 

NEL primo breve percorso parlamentare del decreto sulla spending review, sono intervenute a chiedere modifiche le varie lobby. Alcune l’hanno spuntata, altre no. Tra le seconde spicca la scuola, che ha visto addirittura peggiorare le sue posizioni. Una lobby, per la verità, un po’ scalcagnata. Formata da docenti inidonei e precari in primo luogo. Sostenuti dai sindacati, che pensano a uno sciopero a ottobre, cioè a cose fatte; dai partiti di opposizione e fuori del Parlamento, che sono contrari a tutto, ma contano poco; dai partiti di maggioranza, che con infinita contraddizione, hanno sostenuto la loro causa in fase di discussione, poi hanno approvato il decreto del governo che li condannava, e ora riprendono le loro difese.
Eppure le ragioni del personale della scuola colpito dal decreto riguarda diritti essenziali, garantiti dalla Costituzione: il diritto alla salute, al lavoro, alla pensione. I docenti inidonei all’insegnamento per motivi di salute sono utilizzati soprattutto nelle biblioteche scolastiche, in ricerche bibliografiche, in attività di supporto alla didattica. L’Amministrazione già lo scorso anno pensò di “retrocederli” ad assistenti amministrativi o tecnici, ma a domanda; da quest’anno invece “transiteranno” d’ufficio tra il personale tecnico e amministrativo. Nella versione approvata del decreto addirittura si allargano per loro i limiti della mobilità, possono essere utilizzati anche in altre province. Ci sono, poi, i docenti di alcune classi di concorso in esubero che potranno diventare, a seconda dei titoli che hanno, o bidelli o assistenti. Ma, seguendo apposito corso, potranno diventare insegnanti di sostegno alle superiori. Solo i docenti appartenenti a classi di concorso in esubero andranno in pensione al 1° settembre 2013 con le regole ante riforma Fornero, purché maturino i requisiti necessari entro il 31 agosto 2012, gli altri no anche se hanno gli stessi requisiti. Colpiti anche gli insegnanti all’estero rispediti in patria e soprattutto i supplenti, i precari. Dopo che negli ultimi anni una buona parte di essi è stata espulsa dalla scuola, il governo si accanisce contro quelli che rimangono. Licenziati, in molti, a giugno per essere riassunti a settembre, si vedono negare il diritto al pagamento delle ferie non godute, che era una sorta di sussidio per due mesi di disoccupazione ingiusta e forzosa. Mentre la Ue proclama il loro diritto alla stabilizzazione.
Nei giorni della discussione del decreto in commissione, c’è stato un collegamento continuo di docenti e ata interessati con esponenti politici: lettere sui siti, commenti nei blog dei parlamentari, illusioni alimentate da parole di speranza avanzate da chi stava in commissione. Poi, il momento della verità. E la Costituzione si può mettere da parte? La riduzione dei diritti e della democrazia è un prezzo troppo alto da pagare.